L’autrice volge lo sguardo alla lingua dei segni. Quaranta ritratti di bambini che raccontano fiabe come cappuccetto rosso o esprimono i sentimenti e concetti astratti. I protagonisti utilizzano un linguaggio iconico completo di grammatica e sintassi che rivela l’origine del linguaggio e della comunicazione. Le mani si muovono con raffinatissimi gesti. L’espressivitá del volto e del corpo donano il tono e l’andamento al discorso. I bambini ritratti sono sia sordi che udenti. La lingua dei segni li unisce e permette loro di esprimersi in uno spazio tridimensionale. http://www.associazioneculturaledioniso.it/inmostre/voci-dal-silenzio/
La lingua dei segni ha origini antichissime e potrebbe aiutare a spiegare la nostra capacità innata di comunicare i pensieri attraverso uno schema grammaticale che dà loro forma e logica. Le immagini fotografiche dei segni lasciano spazio all’intuito, invitano a mettersi in ascolto per cogliere la voce di questa lingua muta. É come se le mani danzassero a suon di musica e fossero dotate di una grande creatività. Ma il grande talento dei sordi è sempre stato quello della pittura, come si apprende da una interessante enciclopedia di artisti sordi uscita di recente dal titolo Il colore del silenzio, completa e dettagliata, che cita artisti celeberrimi quali Pinturicchio e Francisco Goya. Il colore è sicuramente il canale più immediato e privilegiato (dopo la lingua dei segni) attraverso il quale i non udenti esprimono sentimenti e creatività. L’ostacolo maggiore per la nascita di un’identità culturale sorda nel corso dei secoli è stato il fatto che in rarissimi casi la sordità è un fattore genetico (solo il 5% dei sordi nasce da genitori sordi)!. Di conseguenza i membri di questa entità culturale (e linguistica) vi appartengono solo per una generazione, giusto il tempo per sentirsi spaesati e di generare dei figli (come di solito accade) udenti, a loro volta in difficoltà perché appartengono a due culture in contrasto l’una con l’altra. Paradossalmente, nella maggior parte dei casi, sono stati proprio gli udenti a valorizzare l’esistenza di una cultura sorda, decodificando la grammatica delle varie lingue dei segni (ne esiste una specifica in ogni paese), anche col fine di metterla in relazione con le origini del linguaggio, con le potenzialità cognitive del nostro cervello e non per ultimo con la comunicazione multimediale (in cui per altro i sordi eccellono forse più di chiunque altro).
* L’American Sign Language (ASL) è stato studiato in America da W. Stokoe dal punto di vista grammaticale, sintattico e morfologico. La Lingua Italiana Segni (LIS) da Virginia Volterra, dirigente del CNR dal 1998.